Nel mondo si calcola siano 8 milioni le morti causate dal fumo di sigaretta, mentre in Italia sono solo (si fa per dire) 80 mila! Si tratta di un numero enorme di vittime, e il bello che assistiamo inermi e inconsapevoli a questo genocidio.
Il fumo di sigaretta, appare abbastanza ovvio, favorisce l’insorgenza del cancro. Solo quello?
Al tabagismo sono correlate altre patologie, talvolta molto gravi, a carico dell’apparato respiratorio e del sistema cardio-circolatorio. Gli effetti dannosi sono dovuti alle numerose sostanze tossiche contenute nel fumo di sigaretta e all’aumento dello stress ossidativo delle nostre cellule.
Tra i tantissimi effetti negativi, ecco che alcune di queste patologie si estrinsecano attraverso l’influenza che il fumo di sigaretta ha sulla flora batterica sia respiratoria che intestinale.
Le ultime ricerche dimostrano infatti che il fumo di sigaretta altera la flora batterica intestinale, determinando una riduzione della diversità batterica. Gli studi passati e recenti hanno dimostrato inoltre che anche il microbiota degli ex fumatori è alterato per un certo periodo di tempo. E’ curioso notare che la flora batterica intestinale di questi ultimi assomiglia molto a quello degli obesi, facendo balenare l’idea che l’aumento di peso dopo che si smette di fumare derivi anche dal tipo di microbiota.
Certamente è un campo in continua evoluzione il fatto che il fumo possa influenzare i batteri. Le capacità di contrastare lo stress ossidativo indotto da agenti esterni, tra cui il fumo, vengono influenzati da alcuni batteri. Ma non solo, il fumo di sigaretta può modificare geneticamente alcuni batteri a diventare più resistenti nell’ambiente che li circonda e a produrre sostanze nocive.
E’ infatti recentissima la scoperta che il fumo di sigaretta rende più resistenti i batteri agli antibiotici. Ci mancava solo questo a rendere le terapie antibiotiche ancora più inefficaci. Il fumo quindi non solo cambia il microbiota, ma altera il codice genetico dei batteri rendendoli più resistenti ai più comuni antibiotici. I ricercatori hanno studiato il fenomeno su uno dei batteri più temuti a livello ospedaliero, lo Stafilococco aureo. Il fumo quindi alterando il DNA del batterio ne modifica alcuni geni rendendoli più resistenti.
Il fumo di sigaretta dunque non solo fa male alla salute ed è ormai la principale causa di tumore ai polmoni, ma rende più esposti alle infezioni le persone che ne fanno uso. Possiamo quindi concludere che il fumo di sigaretta influenza il rischio di sviluppare svariati disordini o infezioni gastrointestinali e che la maggior parte di questi risulta associabile anche ad alterazioni della flora batterica intestinale. L’impatto diretto che il fumo ha sulla flora batterica intestinale non è stato tuttavia ancora approfondito.
Tali ricerche derivano anche da scienziati australiani dell’Università del Queensland, in Australia, i quali hanno confrontato il microbiota di pazienti con carenza di ferro, dispepsia funzionale o morbo di Crohn (una malattia infiammatoria dell’intestino), suddividendoli in base al loro stato di fumatori ovvero in fumatori attivi, ex fumatori e non fumatori. I campioni sono stati collezionati durante un esame di endoscopia gastrointestinale del tratto superiore e analizzati principalmente attraverso sequenziamento genetico. I batteri dei fumatori erano diversi dagli altri gruppi di soggetti.
I suberbatteri quindi possono essere creati anche a causa di fattori esterni che vanno aldilà di un uso scorretto degli antibiotici.
Sembra che ormai la ricerca si rivolga all’impiego di batteri selezionati (probiotici ad esempio) per contrastare le infezioni più comuni, I probiotici, infatti, non solo rafforzano il sistema immune, ma producono sostanze ad attività antibiotica capaci di interferire con i batteri patogeni.
Alcuni probiotici hanno proprietà antiossidanti, come ormai evidenziato da numerosi articoli scientifici. Essi agiscono modulando la flora batterica intestinale a produrre molecole antiossidanti, ma anche stimolando direttamente citochine antinfiammatorie. Tra i ceppi maggiormente studiati a riguardo ci sono i Bifidobatteri.